Prima di correre, anche spiritualmente, di seguire quella stessa foga che ci aveva fin qui caratterizzati nel mondo comune, di portare nella spiritualità quella stessa tensione verso, quell'arrivismo, quelle modalità sociali da super-fare, sarebbe opportuno un tempo di quiete, di assoluto non chiedersi.
Un tempo nel quale non cercare correzioni a sé stessi né agli altri. Non affannarsi a guarire nulla. A capire niente.
Un tempo in cui si segni il passaggio da una dinamica sociale, condizionata, personale e tensiva, a un linguaggio che è ciò che poi aprirà alle scoperte, e che ha tempi e modi completamente altri.
Un tempo nel quale non spaventarsi della totale perdita di coordinate, di identità e di risorse. E non affrettarsi a ricostruire e ricomporre chi siamo, perché ciò che sta accadendo è una pulizia da chi non siamo.
Sarà necessaria enorme pazienza, ma prima della pazienza è necessaria la non paura: posso avere pazienza se non sento minaccia.
L'antidoto alla paura non è il coraggio ma la morbidezza, la dolcezza, l'apertura, l'affidamento. Se qualcosa si è messo in moto in voi, "qualcosa" saprà cosa fare. Agitarsi porterà solo sotto come nelle sabbie mobili.
La pazienza si impara per forza. Essa è però in verità a sua volta una scoperta di ciò di cui siamo fatti: "pazienza" è un altro modo per dire "senza tempo".
Prima di grandi rincorse, o in ogni caso a un certo momento di tali gare autoimposte, di questa foga che spinge, è necessario un tempo di reset.
Queste isole aperte e docili si ripresentano più volte. Se siamo attenti noteremo che via via vanno coincidendo coi tempi in cui siamo stati più vicini alla verità di chi siamo.
Allora si comprende che ogni fare avrà avuto soprattutto lo scopo di disilludere la necessità del fare.
Due anni fa mia figlia ebbe una riacutizzazione di una malattia autoimmune che colpisce a livello psichiatrico. Accadeva spesso che, dopo pranzo, cominciasse a stare male e qualcuno dovesse interamente occuparsi di lei. Ma anche di giorno, il più delle volte, non essendo in grado di andare a scuola, o andandoci per poche ore, lei era diventata un impegno a tempo pieno.
Una mattina mi risolsi a rinunciare alla mia esistenza, così da essere completamente disponibile per lei.
Sembra una cosa eroica: non lo è.
E' un sollievo enorme, in verità, dalle continue pretese che solo la mente avanza.
In questo pomeriggio piovoso e raccolto, adesso che lei sta bene, che siamo allegri nella cucina, ognuno nelle sue cose, ricordo con estrema delicatezza quei dopo pranzo in cui le passavo le gambe con un olio da massaggio, mentre su YT suonava una musica rilassante.
In quei momenti esistevano solo le sue gambe, la sua pelle e l'amore.
Io non c'ero.
E quei gesti erano nel silenzio.
Compresi con evidenza esclamativa come la verità si scovi laddove non sospettavamo.
La pace assoluta di quei tempi mi insegnò la grazia del non chiedere nulla: lo spazio limpido della Quiete in cui nulla è da aggiungere, raggiungere. O cambiare.
Be naked. Rest.
Maddalena
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