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Immagine del redattoreBhakti Maddalena

Non siamo mai stati esclusi dalla Vita

Inutile accettare, avere fiducia, connettersi... la vita ha già queste caratteristiche, se non ti separi da lei: hai mai visto la vita dire “questo non può accadere”?



Presa da una agitazione oppressiva tutta notte, invece di ritirarmi dal sintomo a un certo punto lo incontro. L' Ascolto ossia "incontro" di quel disagio del corpo è da completamente priva di concetti e di personalità, e non accade dalla mente analitica.

Si tratta di "Incontrare" come qualcosa di innocente che ti stava aspettando, come un allarme che suona ma senza dover risolvere, come un bambino che chiama e tu vai, ma senza personificarlo o renderlo entità: vita che chiama. Stare sull’intensità e ascoltarla.

Quasi immediatamente la costrizione al petto si è trasmutata in amore e in gioia.

Ora, si può comunque calmare il SSN, lavorare sulle energie: vuol dire che quell’amore passerà senza fare così male. Quello che però è importante è saper lasciare la narrazione e l'attitudine personale.


L’integrazione personale (cioè dal lower) parte da una disfunzione e agisce in seno ad essa: parte cioè dalla separazione dalla Vita, per cui

osserviamo quel disagio e abbiamo già deciso che è “negativo”, siamo nei concetti e nella dualità, perciò dobbiamo agire amore, siamo nello scopo e nell’azione, siamo nel personale cioè lo consideriamo “mio”, il che fa parte della separazione.

Siamo nel livello in cui c’è dunque possesso, scopo, dover agire, dover capire, dover accettare, e tutto questo è perché stiamo separati dalla vita, ad aggiustare il nostro piccolo mondo dominato dalla dualità.


Laddove ci poniamo in ascolto innocente di ciò che è, come Vitale, brulicante, nell’intensità priva di connotazioni, o al limite osserviamo con innocenza perfino la connotazione mentale, come semplice accadere, siamo nella sicurezza della Vita, che non ha realmente dualità.

La sicurezza non viene allora dalla fiducia in noi stessi ma dall’appartenere a quella che è una fondamentale innocuità che si fonda sul semplice “esistere e accadere”. Nulla può non accadere, di ciò che sta già accadendo.

Si tratta di un semplice riconoscimento non separativo. In questa sicurezza, ciò che è pronto per essere trasmutato o lasciato, senza alcuna indagine analitica, si scarica da solo, si disvela per innocuo o perfino gioia o amore. Non stiamo “amando” così da includere, non c’è nulla da agire. L’azione viene sempre da una posizione di separazione e di possesso personale.

La sicurezza viene dall’appartenere alla Vita, a questa innocuità, e non dal fortificare l’idea sentimentale che abbiamo di noi stessi.

Se imbocchiamo la via del “me stesso” (pura idea), allora dovremo agire amore, accettazione, e poi connessione: siamo partiti credendoci un suonatore indipendente da quello che è un concerto vitale che ha sempre luogo.

Per porsi in tale dinamica possiamo ascoltare la Vita e poi portarci a noi, o viceversa partire da quell’emergere in noi (fisico o emotivo) e l’innocuità stessa ci riporterà al vitale, alla Vita. Non siamo mai stati esclusi dalla Vita.

Non abbiamo bisogno di curarci di noi come soggetto separato, perché è proprio tale cura (apparente e illusoria) basata quindi sulla dualità, ciò che perpetua la separazione e infine il dolore. Fiducia, self love, connessione, amare, sono tutti tentativi di riprodurre nel piccolo mondo dell’io separato qualcosa che è sempre disponibile nella sua versione reale, non agita, quando smettiamo di porci da separati.

Questo tipo di “incontro” (l’unico reale) non solo ci tiene radicati nel vivere, ma nutre una fede e una presenza alla certezza che non esiste solitudine reale e che l’amore ha una sua capacità di disvelarsi, se solo lo permettiamo. Che non è necessario agirlo in un fac-simile personale: perché vi siamo letteralmente immersi.

Il filo d'erba è del prato, della terra. Non si connette ad essa né agli altri fili d'erba: vi appartiene.


Be naked. Belong.

Maddalena

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