E poi mi arrivano due regali di Isa, disegni impacchettati e infiocchettati benissimo. Uno dei due era pieno di declinazioni di amore, tvb e lettere di amore animate da personaggi. L’altro aveva un disegno più strano ma una poesiola che dice “Splendi come vuoi”, di vestirmi come voglio e vivere libera. Mi è sembrato un dono di “me” a “me”, uno specchio. Il fuori è davvero specchio e la "chiesa" che i bambini erano per me, ero in realtà io, la mia anima. Scopro quattro anni più tardi del lutto dei bambini che crescono, che la chiesa sono io, è chi sono.
Vado in cucina e il sentimento di “nessuno” emerge ancora di più. Guardo M. e i figli e trasalisco:
non c’è nessuno, è un’illusione anche questa. È tutto uno specchio, un caleidoscopio. Sono sempre io che appaio in innumerevoli forme, tu sei “me” attraverso “te”.
Si passa da io a nessuno a tutti (Io sono quello). Se tu pensi che siamo tutti simili, o siamo “fratelli” sei nell’illusione dell’io. Quando perdi l’io sei nel Sé ma ancora individuale, quando scopri che gli altri sono te sei nel sé universale.
La perdita dell’ego identitario sancisce la fine della separazione e la visione della realtà, che a sua volta si approfondisce.
Gli altri vengono percepiti in base al proprio stato di coscienza: separati e solidi, fastidiosi o meravigliosi quando sei nell’io; specchio di parti di te quando sei più consapevole; nessuno quando sei nessuno, ossia te in altre forme. Sembra quasi che erano i tuoi pensieri a produrre gli altri. Senza pensieri, gli altri non esistono.
Si vive in questa dimensione sottile, dove non c'è separazione reale tra l'esistenza e l'inesistenza, tra questa manifestazione e ciò che è dopo la morte fisica.
Si impara a lasciarsi completamente condurre senza decidere, dal linguaggio segreto e magico delle cose e degli eventi. In questo piano non c'è dualità, non c'è separazione, non c'è paura.
Niente è indispensabile. Nella realtà illusoria vedo la sua trasparenza, vedo attraverso, tutto è nulla, tutto, "me", in milioni di forme. C'è solo l'amore, in tutte le sue apparizioni e apparenze.
Non diciamo forse che abbiamo parti di noi che non conosciamo?
Gli altri sono le parti di me che non conosco. Tutto, è solo parti di me che ancora non conosco.
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